Scorgere, arrivare, percorrere…
Poggiare i piedi sulla passerella traballante di un trabocco,
non riuscire a staccare gli occhi dall’acqua sotto di te,
sentire i contraccolpi del legno ad ogni passo,
stupirsi della leggerezza di un tavolo apparecchiato sospeso
sull’acqua.
Impossibile non soffermarsi a respirare quel blu immenso dell’acqua, del cielo, del mare.
Percepire l’emozione di traghettare i miei fiori in quel contesto cosi suggestivo e irreale.
Una fantasia di camomille, ortensie e rose indiane illuminate dal sole di luglio risplendevano nei loro colori puri e intensi.
In uno spazio già misurato e parsimonioso costruire, spostare, ricavare una striscia di tavolo
da trasformare in un percorso blu unito al bianco mischiato al giallo.
E poi il momento dei particolari, quelli che amo.
Aggiungere un fiore laddove era rimasto un piccolo spazio vuoto, sostituire un’ ortensia che sotto il caldo cocente era meno brioso degli altri, cercare un po d’ombra per schivare un raggio di sole piu’ diretto, riposizionare un legnetto dove mancava, inserire una bacca, un fiocchetto, una fogliolina.
L’ultimo angolo da curare lo avevo riservato a dei simpatici barattoli in vetro trasformati in lanterne, arricchiti di stelle marine e conchiglie, di pizzo e yuta, di raso e cannella.
Impossibile stancarsi di mirare un siffatto angolo di paradiso.